Come interpretare i gesti non verbali

Gesti non verbali: come interpretarli

Quali sono i gesti non verbali? Come possiamo interpretarli?
Che significato nasconde ogni gesto?

Ormai se segui questo blog da un pò di tempo, sai già che ogni singolo gesto, non significa assolutamente nulla.

I gesti non verbali li possiamo dividere in: volontari e involontari. I primi, quelli volontari, sono detti ACQUISITI, in quanto abbiamo imparato a farli guardando gli altri e riproducendo, in modo COSCIENTE, quel che facevano le altre persone.

Esempi del nostro Paese sono il gesto dell’OK oppure le corna, o anche le dita “a becco d’uccello” per chiedere qualcosa.

Questi gesti sono diversi da Paese a Paese e oltretutto sono coscienti, fatti con la precisa volontà di volerli fare e quindi controllabili e molto, molto chiari – quantomeno per chi li esegue.

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Questi hanno un significato particolare, e a volte sono indipendenti dalla cultura di appartenenza, come l’agitare le mani per illustrare meglio un concetto. In quel caso si parla sempre di gesti non verbali, ma più nello specifico, di gesti illustratori, appunto.

 

Gesti non verbali: emblemi

Un’importante eccezione a quanto appena detto sono gli EMBLEMI, gesti che hanno un significato molto particolare per una determinata cultura, ma sono eseguiti in modo involontario.

 

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Gli altri sono i gesti non verbali involontari, e sono UNIVERSALI.

Valgono in ogni parte del mondo e hanno sempre il medesimo significato.
Anche la maggior parte di questi – con delle importanti eccezioni di cui parleremo a breve – li abbiamo imparati dagli altri, ma sono appresi a un livello molto più profondo, quello INCONSCIO, per cui, eccetto alcuni molto noti, hanno un significato meno evidente e, per molte persone che li eseguono senza pensarci, neppure tanto chiaro.

Sembra strano vero?
Come è possibile che FACCIAMO qualcosa ma NON SAPPIAMO PERCHÉ?

Una parola la si controlla, e anche un movimento!
Giusto? In parte…

Facciamo subito un esempio che ci dimostra come non sempre facciamo un gesto e sappiamo cosa significa.

Gesti non verbali: Pruriti

Vi siete mai grattati – o comunque avete sentito prurito – parlando con qualcuno?
Scommetto di sì.
E scommettiamo anche di sapere DOVE e COME è arrivato il prurito.

Niente di volgare, state tranquilli!
Prima di tutto, una domanda: cosa è il prurito?
Non ci avete mai pensato?

O avete pensato che ci sarà di certo una spiegazione fisiologica, come il fatto di battere le palpebre, e che quindi era una cosa automatica e senza un motivo “speciale”?

In entrambi i casi, mi dispiace dirvi che avete torto!
Il prurito ha un preciso scopo, e non si presenta MAI a caso.

Il prurito ha un preciso scopo, e non si presenta MAI a caso.

 

Ma adesso torniamo a concentrarci sui gesti non verbali che abbiamo quindi definiti involontari.
Possono essere controllati con uno sforzo cosciente, ma se questo non interviene comunicano in modo inequivocabile il loro messaggio.

Un esempio lampante è il sorriso e, al contrario, le lacrime con il viso sofferente.
Nessuno al mondo vedendo una persona sorridere o, viceversa, piangere disperata, avrà dubbi nel comprendere se quella persona è allegra o triste: come si sa, il sorriso può essere falso, come le lacrime, ma per quanto si può essere bravi, qualche segno di distinzione fra un gesto spontaneo e uno voluto c’è sempre.

 

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Alcuni gesti inconsci – la maggior parte – sono fatti senza pensarci, ma hanno tutti un significato molto preciso.
Bene, fino a qui dovrebbe essere tutto molto chiaro e inequivocabile. Torniamo quindi,  al prurito.

Quando abbiamo a che fare con una persona che ci provoca delle sensazioni, spiacevoli o gradevoli – possiamo dire che capita nel 99% delle volte –, reagiamo ad esse con quello che si definisce uno SCARICO TENSIONALE.

Un parolone per dire che il corpo ha bisogno di mostrare all’esterno quel che proviamo in quel momento, in modo da alleggerire il carico.

Uno dei modi più diffusi per fare questo è proprio attraverso il prurito: il corpo prude in punti precisi, sempre gli stessi e sempre – quasi, poi spiegheremo le eccezioni – per gli stessi motivi scatenanti.

 

La comunicazione perfetta esiste. Ed è un litigio - STEFANO BENNI Condividi il Tweet

Prima di andare avanti, elenchiamo le eccezioni

  • puntura d’insetto o contatto con una pianta irritante.
    Possono avvenire ovunque e scatenano una reazione di prurito, ma per motivi fisiologici diversi
  • irritazioni sulla pelle. Ad esempio allergie, ustioni, brufoli
  • malattie della pelle. Come la varicella, la scabbia, la dermatite

Questi casi fanno prudere il corpo in punti che non hanno nulla a che fare con le emozioni.

Eccetto le cause “esterne” di questo tipo, tutti gli altri pruriti si scatenano nel corpo per reazioni chimiche, richieste dal sistema nervoso, che reagiscono sulla pelle dando appunto la risposta allo stimolo: grattarsi per il prurito.

Quando ci si gratta infatti si comunica un messaggio a chiunque guardi: ho prurito in un punto preciso.
Ormai per la maggior parte di noi, dopo l’avvento della parola scritta e parlata questi gesti appaiono oscuri e casuali.

Ma si è osservato, attraverso esperimenti specifici, che ogni punto ha un senso preciso e comunica ESATTAMENTE un messaggio: se vi grattate un orecchio o il naso, state rendendo due idee molto diverse.

Analizzeremo ciascuna parte e la tratteremo in modo da rendere evidente, come una mappa, ogni punto del corpo e il suo significato per la nostra specie.

Come nel gioco dell’unire i puntini sui giornali di enigmistica, ogni segnale da solo è fondamentale per andare avanti, ma quasi inutile se preso da solo. Ma tutti insieme, danno una figura definita.

Per farlo consideriamo quelli che vengono detti:

 

SEGNALI NON VERBALI

Cerchiamo di comprendere il significato dei segnali non verbali.
Per prima cosa un’importante premessa: alcuni gesti potrebbero assomigliarsi – ad esempio mordersi le labbra, che può significare ansia o piacere – per cui è importante notare la COMBINAZIONE di segnali.

Le reazioni dell’amigdala provocano i cosiddetti RIVERBERI, ovvero reazioni in varie parti del corpo.

Fissando solo la bocca o solo gli occhi ci si può confondere, mentre osservando un viso e, meglio ancora, la figura intera, questo non può avvenire.
Fate quindi attenzione a controllare tutti i segnali evidenti, senza concentrarvi solo sui piedi o sulle mani.

In televisione magari avrai visto persone capaci di comprendere da un solo gesto cosa pensava la persona sotto osservazione: quella è fiction televisiva, non realtà!

 

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti PIRANDELLO Condividi il Tweet

 

Nessuno può capire NULLA da un singolo segnale isolato, ma se invece si controlla il corpo per intero, ogni movimento diventa rivelatore.

Tenete sempre a mente questo dettaglio, lo ripeteremo più volte perché è molto, molto importante!
Inizieremo da quelli che coinvolgono tutto il corpo perché quelli del corpo sono più semplici da notare, per due motivi: sono più incontrollabili rispetto al viso – per esempio, in questo momento che posizione hai?
Com’è il tuo corpo?
Devi controllare schiena, gambe e braccia, giusto?

Viceversa, se ti chiedo che espressione hai ora non devi specchiarti per saperlo – e sono più macroscopici: la posizione del corpo si nota a una certa distanza, per il viso bisogna essere molto più vicini.

Ma prima di tutto, è bene distinguere i segnali in tre grandi categorie: segnali di gradimento, segnali di tensione e segnali di rifiuto.

 

Gesti non verbali: Segnali di rifiuto

Come dice il nome stesso, sono segnali che indicano il disprezzo, il disaccordo e comunque il non gradimento di qualcosa.

Anche questi gesti non verbali possono essere espressi da corpo, viso o entrambi, a seconda della gravità del rifiuto.
Un esempio: se qualcosa non ci piace, come una bibita, possiamo magari storcere la bocca o accigliarci.

Ma se qualcosa ci irrita per davvero, come per esempio la sconfitta dell’Italia ai rigori nel mondiale, ci esprimeremo con gesti eloquenti del corpo e un’espressione inequivocabile del viso.

 

Il motivo per cui parlo con me stesso è che sono l'unico di cui accetto le risposte - G. CARLIN Condividi il Tweet

 

Il corpo quindi comunica in modo preciso ciò che pensiamo, e a volte la cosa può ritorcersi contro di noi.
Se parli con qualcuno che ti sta guardando con attenzione ma allo stesso tempo si dondola sulla sedia, l’effetto che ti comunica e che coglierai – anche senza aver fatto corsi di comunicazione non verbale – è di poca attenzione.

Per dimostrare vera attenzione dobbiamo assumere la postura corretta, come vedremo tra poco.

Gesti non verbali: Segnali di tensione

Sono quelli che tradiscono ansia, paura, scomodità e sensazioni spiacevoli.
Spesso sono accompagnati dai segnali di chiusura, in quanto indicano che qualcosa non va.

La differenza con quelli di prima sta nelle situazioni in cui li utilizziamo: mentre quelli di chiusura si possono fare apertamente quando non siamo a nostro agio, quelli di tensione sono più tipici di momenti poco graditi, come colloqui di lavoro, interrogazioni, esami e così via.

Sono i più numerosi e quelli più usati dai bugiardi e da chi vuole, più o meno in modo inconscio, ingannare gli altri.

Gesti non verbali: Segnali di gradimento

Ci fanno capire quando qualcosa è piacevole, gradita, interessante.

Possono espressi dal corpo o dal viso o – come avviene quando la cosa è molto gradita – da entrambi.

Sono suddivisi in segnali di:

  • APERTURA. Sono i gesti che si fanno per far capire all’altro che siamo ben disposti verso di lui
  • INTERESSE. Sono i gesti che si fanno per far capire all’altro che siamo interessati a qualcosa che ha detto o ha fatto
  • PIACERE. Sono i gesti che si fanno per far capire all’altro che ci piace qualcosa che ha detto o ha fatto

 

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Gesti non verbali: Segnali di rifiuto

Vediamo ora i segnali di rifiuto più comuni:

“spolverare” o “spazzar via”.
Lo fa in genere una persona che non condivide le idee o il comportamento altrui e non vuole dirlo: quindi finge di togliersi qualcosa dai vestiti o dal tavolo davanti a sé, come se volesse “liberarsi” di quel che sta dicendo o facendo chi ha di fronte.

Molti protestano, quando glielo si fa notare.
Ad un corso una donna, che avevamo ripreso proprio sull’argomento spolverare – appena l’ha sentito ha cominciato a spazzolarsi le maniche con le mani – ci rispose che C’ERANO DAVVERO dei pelucchi sulla giacca.

Certo che c’erano – sennò non sarebbe un cenno di rifiuto ma follia pura – ma come mai FINO A QUEL MOMENTO non li aveva notati?
Sono spuntati all’improvviso?
No.

Il suo cervello ha cercato uno sfogo, uno scarico alla situazione non gradita, e l’ha trovato concentrando l’attenzione sui pelucchi. Se non ce ne fossero stati avrebbe pensato ad altro.

 

“mani sui fianchi”
Avete presente chi tiene le mani sui fianchi?
Chi vi viene in mente?

Qualche dittatore o capo di Stato, forse… infatti, questa posa ci fa sentire più imponenti e minacciosi, come se così facendo fossimo più robusti.

Se ci pensiamo bene, in effetti, in questa posizione occupiamo più spazio: provate ad assumerla in un ascensore e ve ne renderete subito conto!

È una posizione che le donne assumono di solito quando litigano, specie con un uomo, per sembrare più grandi di quel che sono.

Gli uomini usano la stessa posizione di solito coi pugni chiusi, dimostrando anche più arroganza.
L’atteggiamento di sembrare minaccioso fingendosi più grossi è diffuso in tutto il mondo animale: pensate ai gatti che arruffano il pelo, ad esempio! Questa posa ha due varianti: a mani aperte e a pugni chiusi. La seconda è usata solo dagli uomini, mentre la prima anche dalle donne.

 

“distruggere un foglietto di carta”
Indica quel che si vorrebbe fare con l’argomento: se fosse scritto sarebbe da strappare via e fare a pezzi

 

“tirarsi su le maniche”
È quel che si fa quando ci si prepara a una lotta fisica, e indica aggressività.
ATTENZIONE: se ci sono 40 gradi nella stanza può significare caldo, e lo stesso avviene se la persona dichiara di sentire caldo, immaginario o reale.
In questo caso può essere un segno di tensione.

 

“braccia incrociate”
Molti sostengono che in questa posizione imparano meglio, in quanto fin da bambini, a scuola, li hanno abituati a stare “a braccia conserte”.
Vero: se facciamo qualcosa sempre nella stessa maniera e nello stesso posto, il movimento diverrà automatico.

È come quando saliamo in macchina: non controlliamo più specchietto e freno a mano come in scuola guida, o meglio NON CI ACCORGIAMO di farlo.
Allo stesso modo, in aula può capitare di incrociare le braccia.
Ma provate a parlare con qualcuno IN PARTICOLARE, in un discorso a due, e pensateci: avete mai visto due amici o due parenti discutere a braccia incrociate?

Se sì, è perché stavano litigando!
Chiudere le braccia indica proprio una CHIUSURA anche mentale, come a dire “non voglio ascoltarti”.

ATTENZIONE: quando due persone si incontrano la prima volta, specie se sono dietro a un banco entrambi, è normale che uno o entrambi abbiano le braccia incrociate.
Come abbiamo detto, ci viene insegnato a scuola e lo facciamo automaticamente.
Non ha in questo caso un significato particolare.
Ben diverso è il caso in cui due stanno parlando, e all’improvviso uno dei due incrocia le braccia.

Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno - MARK TWAIN Condividi il Tweet

Ora che conosciamo i principali segnali di rifiuto, possiamo anche sapere come reagire ad essi.

A differenza dei segnali di gradimento, questi gesti indicano che DOBBIAMO CAMBIARE QUALCOSA nel nostro discorso, in quanto l’altro ci sta comunicando un disagio particolare.

 

Durante gli interrogatori si fa in modo di esagerare il disagio ancora di più, in modo da costringere la persona a cedere.

Poiché supponiamo che il vostro scopo NON SIA di esasperare l’altro ma, al contrario, di comunicare un messaggio, agiremo in modo da DIMINUIRE il disagio.

Facciamo un esempio concreto: stiamo parlando con qualcuno di bambini, e notiamo che alla parola “asilo” l’altra persona incrocia le braccia e si sposta all’indietro, allontanandosi.

È evidente che non gli piace per nulla parlare di asili, quindi se vogliamo convincerlo ad ascoltarci dovremo fare molta attenzione nel trattare l’argomento.

Ad esempio, potremmo esprimere il nostro disappunto sulla gestione degli asili, o sul loro numero scarso, o sui costi.

Questo potrebbe portarvi a pensare che così facendo si sta ingannando l’altra persona. In un certo senso si potrebbe dire che la comunicazione cerca comunque di compiacere l’altra persona, di usare il SUO linguaggio e non il nostro, e quindi, in un certo senso, di MEDIARE i nostri pensieri.

Del resto, l’unico modo in cui possiamo comunicare è proprio dando la NOSTRA interpretazione della realtà.

Se l’argomento ci tocca da vicino e ci sta a cuore, per esempio essere contro la pena di morte, e discutiamo con chi è a favore, è inutile arroccarci sulle nostre considerazioni e indispettire l’altro.

Dobbiamo invece cercare un territorio comune su cui iniziare un dialogo.
Dobbiamo insomma coinvolgere le emozioni dell’altra persona in modo che lavorino CON noi e non contro.


 

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Siamo tutti bravi a mentire, ma a nessuno piace essere ingannato. C’è chi mente per un proprio vantaggio personale, chi per coprire un errore, chi magari solo per il piacere di riuscire a prendere in giro gli altri e farla franca… Televisione, pubblicità, giornali e persino amici e parenti – per non parlare del partner – ci mentono di continuo.

Come capire se chi avete davanti vi sta raccontando la verità o l’ennesima bugia? Qui troverete tutto sulla comunicazione: da quella che si crea nell’ambiente di lavoro, a quella che si svolge tra uomini e donne. E imparerete a riconoscere le bugie e a relazionarvi agli altri nel modo migliore. Le illustrazioni vi mostreranno in modo chiaro e semplice come cogliere i gesti non verbali, le più piccole differenze tra un bugiardo e una persona sincera attraverso le microespressioni presenti nel volto.

Attraverso la psicologia della menzogna, imparerete poi a gestire il vostro rapporto con chi mente e ad evitare che gli altri vi ingannino. Scoprirete come la comunicazione non verbale influisca sulla nostra vita, e come fare in modo che il vostro modo di esprimervi diventi efficace. Imparerete come funziona la cinesica, la scienza del singolo gesto, e come servirvene. Perché è tanto insopportabile che ci siano sconosciuti in ascensore e cosa genera il disagio. E come creare un feeling con le altre persone in pochi secondi.

 


 

 

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Il corpo non mente mai. Ignora il bon ton e comunica sempre la verità. Per questo è necessario prestare molta attenzione ai gesti non verbali che inviate e ricevete attraverso di esso. Saperli controllare e interpretare rappresenta uno straordinario vantaggio per la vita personale e professionale.

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Basta qualche ora di lettura e le microespressioni, gli sguardi, i gesti non verbali, la postura, i tic… diventeranno i vostri più fidati alleati. Benvenuti in questo nuovo e affascinante universo!

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