Tecniche di linguaggio del corpo, sul lavoro

Tecniche di linguaggio del corpo, sul lavoro

Tra le domande più insistenti che mi arrivano da alcuni giornalisti durante le interviste che ricevo sul linguaggio del corpo (l’ultima la settimana scorsa), ci sono quelle su come usare le tecniche del body-Language sul lavoro.

La curiosità più grande dei lettori sembra essere quella di leggere in poche righe di un mensile o settimanale, la ricetta magica per aver successo sul lavoro, piacere al capo, vendere di più e magari sedurre anche la biondina che lavora vicino la loro scrivania.

Questo non è il “linguaggio del corpo”, ma la bacchetta magica.

Intendiamoci, non esiste il linguaggio del corpo sul lavoro, nella seduzione, con il partner, con i collaboratori ecc.

Sono sempre gli stessi gesti non verbali.

La comunicazione non verbale quando siamo a cena con una ragazza, o al lavoro con un collega è sempre quella, i segnali definiti di gradimento, di tensione, di rifiuto si esprimono comunque allo stesso modo.

Faccio un esempio, il cosiddetto linguino (un passare velocemente la lingua sulle labbra) è definito come uno dei più forti segnali di gradimento, ma non è che lo facciamo in ufficio in un modo e quando usciamo con il partner in un altro, è sempre quello. Quel che cambia è il contesto.

 

Quindi fare un corso sul linguaggio del corpo per vendere o per sedurre o per comunicare meglio, tratterà sempre gli stessi argomenti, anche se in salsa diversa.

 

Non si può usare il linguaggio del corpo come si usa l’astrologia, ripeto, non esiste nessuna bacchetta magica, nessun gesto analogico che mi permette di vendere all’istante o che mi permette di essere di successo in qualsiasi azienda in cui entro.

Io stesso se sapevo fare queste cose all’istante, in questo momento stavo su una spiaggia alle Maldive, senza problemi di soldi, sorseggiando un Mojito alla tua salute (ma non è ancora detto, ci sto lavorando su).

Il problema è che le persone vogliono l’irrealizzabile, e chi lo riesce a capire sfrutta questa debolezza per tirar su qualche soldino.

Anche sul web iniziano a proliferare fantomatici formatori che promettono anche l’impossibile, pur di ricevere bonifici succulenti (anche migliaia di euro) per poi, oltre a non rilasciare nulla di concreto e pratico, commettono madornali errori anche sull’insegnamento.
Ho scritto un bell’articolo sul mio blog aziendale Formae Mentis a questo proposito (vedi l’articolo: Gli errori più diffusi sul linguaggio del corpo dei fuffa formatori)

Purtroppo le esigenze delle persone di questi tempi sono del tipo mordi e fuggi, tutti vogliono tutto e possibilmente…. subito.

P.S. Se anche tu rientri in questo target, difficilmente leggerai per intero i miei post, sopratutto perchè sono abbastanza lunghi e tecnici (ma anche pieni di consigli utili), anzi, colgo l’occasione per dirti che se rientri in questa categoria di lettori, puoi tranquillamente cancellarti dalla newsletter perchè non mi interessa rivolgermi ad un target consumistico di tipo “mordi e fuggi”.
Non sono per tali persone i miei post e neanche la mia attività di formazione, dove spendo anche l’anima per i miei studenti per insegnare loro le migliori tecniche sul linguaggio del corpo e aggiornarli sulle ultime ricerche.

Fatta questa piccola premessa andiamo con il dire che esiste un modo giusto di usare le tecniche di linguaggio del corpo sul lavoro, ovvio che bisogna ricevere una formazione apposita per saper gestire bene queste informazioni, ma cercherò lo stesso di esser il più chiaro possibile in questo articolo, lasciando qualche pillola efficace anche a beneficio di chi non verrà mai in aula a frequentare dal vivo.

 

Tecniche di linguaggio del corpo, sul lavoro

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Notizie e credenze inutili o errate sul linguaggio del corpo

Tecniche di linguaggio del corpo, sul lavoro
Foto di Arun Anoop su Unsplash

Cerchiamo di tralasciare le solite notizie sulla comunicazione non verbale che ormai abbondano da tutte le parti e che ci hanno trapanato il cervello dagli anni ’50.

Alcune dette tra noi, non servono assolutamente a nulla nella pratica di tutti i giorni, sono solo teoria.

Molte altre tecniche come la stretta di mano, le abbiamo già trattate, ti basta spulciare i post precedenti.

Altre tecniche invece, sono del tutto errate e spacciate per vere in vari corsi di formazione truffa, come ad esempio sapersi relazionare con un fumatore, riconoscendo il modo in cui muove la sigaretta o come butta fuori il fumo o addirittura da cosa fuma (pipa, sigaretta o sigaro).

Una cosa è certa, qualcosa ha fumato veramente il tizio che ha divulgato per primo tali concetti, privi di qualsiasi fondamento scientifico e ora diffusi in vari corsi di formazione sul linguaggio del corpo.

Sapere che c’è gente che paga per sentirsi dire queste cose mi fa rizzare i peli sulle braccia.

Spero con il mio lavoro di contribuire negli anni a sfatare queste cose, che non sono nozioni scientifiche, ma pure credenze popolari.

Tutti sappiamo che il verbale ricopre solo il 7% all’interno della comunicazione, mentre il non verbale e il paraverbale sono rispettivamente il 55% e 38%.

Questo significa che se dici una bugia, se ti arrampichi sugli specchi quando stai parlando con il tuo capo, se vendi qualcosa in cui non credi o non sei convinto, non riuscirai mai a controllare il tuo linguaggio del corpo e la tua voce.

 

 

Cosa significa questo?

Ovvio, non riuscirai a presentare bene il tuo prodotto e quando penserai di dire qualcosa, molto probabilmente il tuo cliente capirà il contrario.

Facciamo un esempio pratico: Se dici “Non sono per niente arrabbiato” ma contemporaneamente stringi forte i pugni o darai un pugno sul tavolo, difficile che qualcuno ti crederà.

Stessa cosa se dici “ne sono assolutamente convinto” però lo dici mentre ti giri dall’altra parte e chiudi gli occhi.

E’ ovvio e non serve essere degli esperti per dire che a differenza delle parole, il linguaggio del corpo e la voce sono più difficili da controllare.

Non è un caso che anche su questo si basano i metodi migliori per svelare le menzogne.

Sappiamo infatti, ogni volta che non c’è congruenza tra i 3 canali comunicativi (verbale, paraverbale e non verbale), che la persona sta cercando o di nascondere qualcosa, o dire una parziale verità o addirittura sta mentendo spudoratamente.

Quando il nostro interlocutore dice una bugia, noteremo anche altri fattori come: il cambiamento della voce, che può diventare stridula; il volume, che può improvvisamente abbassarsi, noteremo anche cambiamenti del sistema neurovegetativo come l’aumento della sudorazione, la dilatazione delle pupille, ecc.

 

Tecniche di linguaggio del corpo, sul lavoro
Foto di Uriel Soberanes su Unsplash

 

Il Linguaggio del corpo nel lavoro, quali sono le tecniche giuste?

Il sorriso è il segnale dinamico del corpo che ha il potere di creare comunicazione, ma non è così facile come potrebbe sembrare, infatti il sorriso funziona quando è naturale.

Quello di convenienza, utilizzato spesso da politici o in situazioni dove serve mostrare un pò di cortesia non produce lo stesso effetto e ce ne accorgiamo subito.

Se non hai visto la nostra video-lezione sul sorriso pubblicata nella nostra newsletter ti basta sapere che un sorriso autentico lo riconosci dalle tipiche rughe a zampa di gallina intorno agli occhi, e dal movimento simmetrico delle labbra verso l’alto (codice facs 6 + 12 +25).

Il sorriso deve mostrare al nostro interlocutore che ci sentiamo a proprio agio e contenti di essere con lui, in quella medesima situazione, e deve esser accompagnato da uno sguardo adeguato.

Lo sguardo deve essere rivolto verso il nostro interlocutore, ma è bene evitare di prolungare il contatto visivo anche se il nostro/la nostra cliente è affascinante; potrebbe provocare fastidio e imbarazzo.

 

 

Quale posizione assumere?

Ho notato che alcuni formatori ripetono che la posizione migliore per parlare con una persona (cliente, partner, collaboratore, ecc) deve essere a 45° oppure di fianco, ma mai frontale, perché può alzare le difese del nostro interlocutore.

Ora questa cosa va spiegata bene, perché contiene un fondo di verità, ma presentata cosi come viene detta è controproducente e non serve a niente. Allora, iniziamo con il dire che non possiamo comunicare con una donna e con un uomo allo stesso modo e faccio subito un esempio.

Se parliamo con un uomo in modo frontale, suscitiamo in lui delle difese, proprio perché il dialogo uomo-uomo fatto in modo frontale presuppone una sfida, è una cosa primordiale che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi.

Può esistere solo un maschio dominante nel gruppo, era cosi nell’età della pietra, è cosi nell’ufficio. Per questo motivo la comunicazione deve avvenire leggermente di fianco, quasi a 45°.

Cosa totalmente diversa tra uomo-donna o donna-donna. La comunicazione in questi due casi può anche avvenire in modo frontale, senza suscitare delle difese.

Ovvio che le eccezioni sono dappertutto, non possiamo sempre relazionarci in questi due modi (frontale o a 45°), qualora dovessimo notare che il nostro/la nostra interlocutrice non gradisce la nostra modalità comunicativa, lo noteremo dai suoi vari riverberi gestuali, ma qui serve un’opportuna formazione dal vivo.

 

Tecniche di linguaggio del corpo, sul lavoro
Foto di Ira Vishnevskaya su Unsplash

Uso delle mani e della braccia

Quante volte sentiamo dire: “Braccia incrociate? E’ un segnale di chiusura!”
Niente di più falso o meglio, è una mezza verità. Cosa significa questo gesto?

Può essere che il nostro interlocutore si senta a proprio agio in quella posizione, oppure era già in quella posizione ancor prima che iniziassimo a parlare o forse sente freddo, ecc.

Come sempre, se non valutiamo il contesto e i vari riverberi gestuali, non sapremo mai il vero significato e ricordiamoci bene che: ogni singolo gesto, non significa assolutamente nulla se non valutiamo il contesto.

Comunque sia è sempre bene evitare di tenere le braccia incrociate mentre si parla, non tanto perché può indicare chiusura, ma semplicemente, perché è indice di rispetto nei suoi confronti mantenere una postura che mostri interesse ed attenzione.

 

Come usare lo spazio?

Esistono delle distanze da rispettare, l’argomento è vasto e mi prometto di parlarne in modo più soddisfacente in un altro articolo.

Qui possiamo dire che rispettare lo spazio vitale del nostro interlocutore, ovvero della distanza che gli permette di sentirsi a proprio agio parlando con noi, permette ad entrambi di comunicare meglio. La distanza corretta quando due persone parlano è quella di circa 1,50mt e rientra in quella denominata “distanza personale”, ma la distanza varia da persona a persona e va calibrata in base ad essa.

Dopo tutto, un corso sul linguaggio del corpo non ha altro scopo che calibrare al meglio la nostra comunicazione, per ottenere l’assenso e il consenso dalla controparte.

Per saperne di più ti consiglio il nostro prossimo corso sul linguaggio del corpo e le microespressioni facciali presso Formae Mentis group.
Per conoscere le prossime date, clicca qui sotto:

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Alla prossima, stay Tuned!

 

 

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