Non sapere quale decisione prendere… è la peggiore delle sofferenze
È così difficile decidere?
Nella vita di tutti noi sono esistiti e continueranno ad esistere momenti “particolari”:
i momenti in cui decidiamo cosa fare.
Riguardano ogni cosa, dalla più semplice come:
– quali vestiti indosserò oggi?
-Cosa decido di mangiare a cena?
a cose più complesse, come:
– Cambiare città, sposarsi
– Avere un figlio
– Cambiare lavoro, ecc.
Tutti noi quindi decidiamo continuamente, ogni giorno, a volte senza neanche accorgerci di come e quando lo facciamo.
Non esistono persone che non decidono; magari esistono persone che decidono con difficoltà, ma non è possibile non decidere, cosi come non è
possibile non avere dei cambiamenti nel corso della nostra vita.
La difficoltà nel prendere una decisione è a volte sinonimo di “paura del cambiamento”, ma anche se non intraprendiamo nessuna azione, alla fine cambieremo, volenti o no.
Comunque sia, le cellule del nostro corpo sono in continua evoluzione: ogni tre mesi circa tutte loro subiscono un radicale cambiamento.
Anche se ci sottoponessimo a continui lifting e cure di bellezza, invecchieremo, non è possibile quindi non cambiare. Il cambiamento è una componente essenziale della nostra vita, avviene spontaneamente, il miglioramento no, quello dipende da noi.
Molto spesso le persone hanno bisogno di “preparasi” al cambiamento, nella nostra cultura abbiamo imparato che cambiare è difficile e richiede tempo,
ma non è sempre così.
Non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze. PAULO COELHO Condividi il Tweet
A volte siamo noi stessi che rendiamo la cosa più difficile di quanto deve essere, le nostre opinioni, le nostre credenze si sviluppano solitamente in periodi lunghi e forse proprio per questo non siamo disposti a rinunciarvi facilmente, perché ci è costata una certa fatica sviluppare tali credenze.
Inoltre spesso ci ritroviamo a pensare che i nostri valori e le nostre convinzioni debbano in qualche modo essere stabili se vogliamo essere a nostra volta delle persone “solide” e il ritrovarsi improvvisamente su un terreno instabile può farci insorgere ansia.
La più coraggiosa decisione che prendi ogni giorno è di essere di buon umore - Voltaire Condividi il Tweet
La cosa che in questi casi può darci speranza, è ricordare che tutti noi abbiamo superato situazioni che all’inizio non riuscivamo a capire ed affrontare, purtroppo però tendiamo a dimenticarcene proprio in quei momenti in cui dovremmo ricordarli con chiarezza, in modo vivido e preciso.
A volte siamo schiavi delle nostre abitudini e spesso neanche ce ne rendiamo conto; personalmente, trovo conferma di queste abitudini ogni giorno nella mia palestra, dove naturalmente prima e dopo ogni lezione ogni partecipante usa gli spogliatoi.
La cosa interessante è che ognuno dei partecipanti usa di solito lo stesso armadietto e dopo qualche mese ogni armadietto sembra avere un “proprietario”.
All’arrivo di qualche nuovo iscritto trovo sempre qualcuno visibilmente seccato quando trova il “suo” armadietto occupato da qualcun altro.
Cosa è successo?
Semplice!
L’uso continuo dello stesso armadietto ha permesso l’instaurarsi di un’abitudine.
Certo, uscire fuori dalle nostre abitudini ci sottopone a stress, uscire dalla nostra cosiddetta “zona di comfort” può far sembrare la vita più “difficile da controllare” e il controllo delle cose ci dà sicurezza.
Se ci pensiamo bene però, tutte le volte che abbiamo imparato cose nuove, tutte le volte che abbiamo fatto cose straordinarie, le volte che abbiamo agito e portato risultati concreti nella nostra vita, sono le volte in cui abbiamo deciso di uscire dalla nostra zona di comfort!
Ricordo ancora la volta in cui nonostante la paura che avevo dell’aereo, decisi di intraprendere un viaggio in Messico.
Se continuavo a restare nella mia zona di confort non sarei andato incontro allo stress terribile avuto nei giorni prima del viaggio, sarei restato a casa, tranquillo e rilassato continuando a fare le stesse cose di sempre.
Però il prendere quella decisione mi ha portato a vivere una delle esperienze più incredibili della mia vita, fatto visitare posti meravigliosi e rilassarmi, finalmente libero dalle mie paure di volare, in un mare ancora incontaminato.
Ma come manteniamo le nostre abitudini?
Le abitudini vengono mantenute in vari modi, arriviamo anche a modificare l’ambiente circostante pur di mantenerle, inoltre le persone che conosciamo spesso si attendono da noi un comportamento prevedibile e quindi ci trattano in modi altrettanto prevedibili, rinforzando in questo modo le nostre abitudini.
Pensiamo per un attimo a dove eravamo cinque anni fa, cosa pensavamo, cosa abbiamo realizzato, quali decisioni abbiamo preso in quel periodo; qualunque cosa abbiamo fatto ci ha portato inevitabilmente a quello che siamo oggi.
Noi siamo il frutto delle decisioni che abbiamo preso in passato e, se questo è vero, è bene guardare con attenzione a dove siamo oggi.
Abbiamo raggiunto quello che desideravamo o siamo ancora in viaggio?
Ci siamo posti degli obiettivi?
Li abbiamo raggiunti con soddisfazione?
Dobbiamo continuare a muoverci ogni giorno in quella che è la nostra direzione, ma se non sappiamo cosa vogliamo, possiamo facilmente imbatterci in persone che ci diranno cosa loro vogliono che noi facciamo, tenteranno cioè in qualche modo, di imporcelo.
La nostra vita è fatta di piccole decisioni che se prese singolarmente sembrano essere senza significato, ma sommate danno origine ad un disegno molto coerente, quindi ogni nostra decisione ha la sua importanza.
Non è possibile non decidere, se non prendiamo decisioni sicuramente ci sarà qualcuno che le prenderà per noi, come ha perfettamente sintetizzato A. Robbins: «Se non fai un piano della tua vita, preparati a rientrare nei piani che qualcun altro farà per te».
Chi non ha obiettivi, non raggiungerà mai obiettivi - N. Vincent Peale Condividi il Tweet
Facciamo un esempio pratico: non capita mai che un marinaio si metta per mare senza sapere dove stia andando, ogni buon marinaio conosce la rotta che deve seguire altrimenti non si metterebbe per mare.
Allo stesso modo possiamo dire che, se le persone viaggiano nel mare della vita senza avere una rotta e senza sapere con precisione dove stanno andando, è possibile che si lascino guidare dalle correnti.
Cosa potrebbe capitare a queste persone dopo un po’ di tempo?
Sicuramente saranno arrivate da qualche parte, ma molto probabilmente non è il posto che intendevano raggiungere.
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare - Seneca Condividi il Tweet
Siamo noi il frutto delle nostre decisioni
Per capire i concetti che abbiamo finora esposti l’Analisi transazionale ci può essere di grande aiuto.
Questa teoria è basata su un modello decisionale, dove ciascuno di noi apprende comportamenti specifici e “decide” un piano di vita fin dall’infanzia.
Benché le nostre decisioni infantili siano fortemente influenzate dai genitori e da altre persone, siamo comunque noi stessi che prendiamo queste decisioni, in modo del tutto individuale, ma dal momento che siamo noi ad aver deciso il nostro piano di vita, abbiamo anche il potere di cambiarlo, prendendo nuove decisioni in qualsiasi momento.
E. Berne nel suo libro “Ciao e Poi” (1972) scrive di come ognuno di noi ha un “piano di vita”, basato su alcune decisioni sviluppate nell’infanzia, rinforzate dai genitori, giustificate dagli eventi successivi e culminanti in una scelta decisiva.
Secondo l’analisi transazionale il bambino decide il suo copione tra i 3 e i 6 anni; in seguito le decisioni prese nel corso della vita resteranno inalterate anche se le situazioni si modificano: infatti, man mano che il bambino entra nelle fasi successive di sviluppo, struttura versioni aggiornate del suo copione allo scopo di adattarlo alle nuove realtà che vive, di conseguenza il suo schema base resta comunque inalterato.
Come possiamo facilmente notare nella vita di tutti i giorni, molto spesso le persone agiscono secondo un ruolo (o copione) spesso limitante.
L’Analisi transazionale è una teoria sia psicologica che sociale fondata da Eric Berne (1910-1970).
Come sistema di psicoterapia l’Analisi transazionale viene utilizzata principalmente nel trattamento di disturbi psicologici di ogni tipo, essendo un metodo di psicoterapia individuale, ma anche di coppia, di gruppo e familiare.
Il loro copione può essere di grande aiuto, altrimenti un percorso terapeutico può comunque aiutarle con facilità a divenire consapevoli del proprio ruolo e modificarlo.
All’interno del quadro di riferimento dell’analisi transazionale, ciò che rende efficace un intervento è l’aiuto che si dà alla persona per tornare a quelle prime esperienze di vita.
Il bambino a suo tempo aveva inibito le proprie potenzialità prendendo delle decisioni – che in quel tempo erano sicuramente necessarie, per proteggersi- risultando utili per la sua sopravvivenza fisica o psichica, ma che ora non sono più funzionali.
Un tipico esempio può essere quello del bambino che si comporta in un determinato modo per riuscire a compiacere gli adulti; se da una parte i messaggi negativi accettati in passato dal bambino possono risultare oggi fonte di malessere perché lo rilegano in ruoli e comportamenti troppo rigidi, viziati o limitanti, dall’altra hanno comunque permesso a quel bambino una sorta di sicurezza e protezione, gli hanno permesso di “crescere”.
In seguito, solo in un ambiente protetto come quello del Non sapere quale decisione prendere… è la peggiore delle sofferenze terapeutico, la persona può in seguito decidere nuovamente come comportarsi in modo più naturale e piacevole, prendendo finalmente consapevolezza del suo operato.
Ognuno di noi ha stabilito il suo copione, siamo noi che stabiliamo le nostre credenze, noi decidiamo che azioni intraprendere, in sostanza siamo noi il frutto delle nostre decisioni, e se vogliamo essere dove vorremo essere tra qualche tempo, è bene iniziare a prendere da subito le decisioni opportune, strutturando un piano d’azione, perché non possiamo pensare di raggiungere un determinato obiettivo affidandoci al caso, alla fortuna o credendo (meglio dire “sperando”) nell’aiuto di altre persone.

Faccio un esempio pratico: a chi non è mai capitato di uscire e fare shopping senza avere in mente con precisione cosa acquistare?
Conosco varie ragazze che adorano andare nei centri commerciali, a volte prima di uscire dicono «Esco a fare shopping»; cosa vogliono comprare non lo saprà mai nessuno (a volte neanche loro), ma escono e di sicuro qualcosa comprano.
Se disgraziatamente entrano in negozi dove lavorano venditori particolarmente bravi, capita che tornino a casa con vari acquisti, che dopo breve tempo o smettono di usare, oppure guardandoli dicono: «Ma perché mai ho comprato una cosa del genere?».
Chiaramente non hanno “deciso” loro l’acquisto, ma hanno permesso che qualcuno scegliesse per loro, magari solo per soddisfare inconsciamente bisogni di vario tipo: sicurezza, varietà, desiderio di essere coccolate, ecc.
Diversa cosa è uscire e sapere cosa comprare e a quale prezzo: significa porsi un obiettivo (Pandiscia, 2009).
L’essere proattivi o reattivi nel modo in cui affrontiamo gli eventi della vita, diventa ciò che contraddistingue coloro che sono artefici del proprio destino da coloro che preferiscono lasciarlo nelle mani di altri o si rimettono al fato.
In una delle ultime newsletter ho riportato una bella frase di Norman V. Peal che recita: “le decisioni possono essere allenate come un normale muscolo”, non c’è momento migliore di questo per ricordarselo.
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Il “muscolo” delle decisioni quindi è bene allenarlo tutti i giorni e più decisioni elaboreremo consciamente durante il giorno, tanto più ci renderemo conto che decidere non è poi cosi male, anzi possiamo anche divertirci nel farlo ma, cosa fondamentale, non ci spaventerà più di tanto il fatto di avere una decisione importante da prendere, perché saremo diventati persone abituate a decidere, a prendere delle iniziative.
Non aspettare il momento opportuno: crealo! - George Bernard Shaw Condividi il Tweet
Se vogliamo usare una metafora di E. Berne, possiamo dire che ogni individuo nasce principe o principessa, però nell’arco del suo sviluppo può vivere delle esperienze negative precoci, che lo convincono ad essere un ranocchio, da ciò può derivare anche lo sviluppo di eventuali patologie, oltre che una immagine del sé altamente negativa.
In questi casi, il più delle volte gli obiettivi terapeutici si possono ridurre a due: il primo obiettivo tende al miglioramento, ad un progresso che equivale ad uno star meglio come ranocchi; il secondo tende a curare, cioè togliersi la pelle del ranocchio e riprendere nuovamente lo sviluppo interrotto del principe o della principessa; non bisogna dimenticare però l’elemento essenziale del processo: in tutte e due i casi sta all’individuo la decisione di voler cambiare.
Dopotutto noi decidiamo ogni giorno: siamo noi che decidiamo cosa mangiare, come vestirci, se andare o no al lavoro, quando uscire di casa, ecc; l’importante, allora, è esserne consapevoli, cioè rendersi conto che in realtà decidiamo più volte al giorno.
Molte volte invece non diamo peso a queste decisioni perché non le riteniamo importanti.
Certo, non sono questioni importanti se confrontate con altre quali: fare dei figli, sposarsi, andare a vivere in un’altra città, cambiare casa ecc, ma, se ci pensiamo un attimo, come abbiamo conosciuto la nostra ragazza o nostra moglie?
ti porto un esempio personale…
Sono stato fino a qualche anno fa un pianista di piano bar molto attivo e ho fatto serate in vari locali della mia città e nel centro Italia per circa dieci anni; una sera di giugno, insieme al mio collega dovevo suonare in un pub come mille altre volte, ma non mi sentivo molto bene: del resto dopo varie serate passate a suonare fino a tarda notte, dormendo solo poche ore per poi alzarmi presto la mattina per andare a lavorare, era del tutto normale che iniziassi ad accusare un po’ di stanchezza.
Anche se potevamo rimandare la serata alla settimana successiva, ho ritenuto opportuno farla perché l’ingaggio comunque lo avevamo preso e non era molto professionale mollare all’ultimo minuto.
Non era quindi una decisione importante suonare o no quella sera, potevo tranquillamente rifiutare, ma prendere quella decisione mi ha permesso di conoscere durante la serata quella che è oggi mia moglie.
Non esistono quindi decisioni importanti o non importanti: esistono decisioni, e prenderle ci porterà comunque da qualche parte, ci farà essere delle persone diverse e ci farà sentire di avere il comando della nostra vita.
Non credere che fare una piccola, per te insignificante azione, non ti porti da nessuna parte.
Voglio ricordarti che grandi cose sono scaturite da piccole azioni, prendiamo ad esempio la giovane di colore Rosa Parks che nel 1955 decise di salire sull’autobus e di non sedersi nei posti riservati alla gente di colore, è stato forse un gesto insignificante?
Il gesto lo è stato senz’altro, ma il significato che ne è scaturito ha cambiato molte cose nei giorni a seguire.
Cosa possiamo dire del giovane che nel 1989 si fermò davanti un carro armato in piazza Tienanmen?
Non sono persone che hanno deciso di scalare montagne immense o atleti che si sono preparati fisicamente per anni per vincere un campionato mondiale, non sono capi di governo che hanno preso la decisione di cambiare leggi e costumi del loro Paese.
Sono solo persone, che hanno deciso da quel giorno in poi di vivere diversamente la loro vita.
Certo, nessuno può assicurarci che le decisioni che prenderemo saranno quelle giuste, molte volte sperimenteremo dei fallimenti è ovvio, siamo esseri umani; l’importante non è essere infallibili e raggiungere sempre con successo una mèta, ma sapere quello che siamo diventati grazie all’aver intrapreso le nostre decisioni.
Una decina di anni fa venne condotto un interessante studio sul modo in cui venivano prese le decisioni in un ampio numero di aziende in Europa, ne è emerso che due terzi delle decisioni più significative venivano prese in linea con la strategia annunciata dall’azienda.
Il numero scendeva ad un terzo quando si trattava di decisioni di media importanza e soltanto una decisione su venti era in linea con la politica aziendale quando si trattava di piccole decisioni quotidiane.
Che impressione ne potevano ricavare i dipendenti?
Le decisioni veramente importanti non erano certo frequenti, erano spesso prese in “segreto” e a volte neanche rese pubbliche per ragioni di mercato, le piccole decisioni invece, coinvolgevano tutto il personale ed erano pubbliche (O’Connor, Lages, 2005).
I dipendenti ogni giorno notavano tristemente che l’impresa non si atteneva alla linea che lei stessa aveva dichiarato.
Le piccole decisioni, per chi lavora in un’azienda, sono più importanti delle grandi.
Come quella di ognuno di noi, anche la vita aziendale è composta di piccole decisioni, e sono proprio queste che garantiscono ogni giorno il buon funzionamento dell’organizzazione creando fiducia e impegno, sarebbe un grosso errore sottovalutarle.
È importante essere consapevoli di non essere persone “ferme”, spettatrici del mondo, nel mondo, ma essere protagonisti, persone che agiscono ed ottengono risultati.
Abbiamo una sola vita, e personalmente credo che siamo sulla Terra per uno scopo; sta a noi capire quale esso sia, e il sapere quali decisioni intraprenderemo ogni giorno determinerà indiscutibilmente la rotta del nostro viaggio.
Se vuoi approfondire l’argomento, ti ricordo che l’articolo l’ho tratto da un mio libro edito per edizioni psiconline dal titolo: “Costruisci il tuo successo“, in tutte le librerie.
Vuoi conoscermi meglio? – Leggi la mia Vision e Mission –
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