Metamodello parte prima
La generalizzazione in PNL
In questo articolo iniziamo a parlare di metamodello.
Se mi segui da un pò di tempo su questo blog, o sul mio blog aziendale formaementis, sai già che qualsiasi cosa la nostra mente è costretta ad elaborare, costa fatica.
Il lavoro, che sia cerebrale o fisico, non piace a nessuno, neanche al nostro cervello.
Sappiamo che la mente trova più facile lavorare tramite immagini e, attuando questo procedimento, semplifica notevolmente le cose, semplifica la nostra vita, ma non è il solo metodo che usa per agevolarci e farci vivere meglio.
Quante volte la nostra mente ci aiuta – per lo più in modo inconscio – tutti i giorni?
Non ce ne rendiamo conto, ma proviamo a pensare a questa situazione: siamo in casa di un nostro amico per la prima volta e, mentre apriamo le porte delle varie stanze, ci complimentiamo con lui per la bellissima casa e per il suo arredamento.
Non avevamo mai aperto prima quelle porte, ma il nostro cervello già sa per esperienza che una porta si apre generalmente in due modi: o si tira, o si spinge.
Lo ha già imparato una volta e di certo non ha voglia di rifare un lavoro di ri-apprendimento ogni volta.
Il fatto che in modo quasi inconscio sappiamo aprire una porta è una semplificazione della realtà che il nostro cervello attua, frutto della sua passata esperienza.
Immaginiamo però che, andando in cucina, troviamo una maniglia che non risponda a questi due comandi; di certo troveremo un po’ di impaccio, ma dopo averci ragionato su ci renderemo conto (o ce lo farà notare lo stesso proprietario) che è una porta scorrevole.
La Generalizzazione
Facciamo un altro esempio: quante volte ci è successo di andare in un ristorante o in un pub e, anche se sulla porta è scritto a caratteri cubitali “spingere”, iniziamo inconsciamente a “tirare”?
I nostri occhi avevano davanti la parola “spingere”, (in genere è ben scritto sulla porta) ma il cervello non ha ritenuto economico leggerla: è un modo per semplificare la realtà che in PNL è chiamato generalizzazione.
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Un ulteriore esempio lo sto vivendo adesso mentre sto scrivendo queste righe, non ho davanti a me il mio notebook personale e sto scrivendo su un PC di un internet cafè.
Non ho mai usato prima questa tastiera, non è uguale alla mia, ma è una tastiera con tasti tipo Qwerty, quindi con le lettere disposte allo stesso modo della mia.
Solo ora mi accorgo che alcuni tasti hanno funzioni secondarie diverse, ma il mio cervello fino ad adesso non se ne è preoccupato perché non mi sono serviti, e mi ha permesso di continuare a scrivere.
Diversamente, quando sono stato in vacanza in Grecia, mi sono imbattuto in tastiere di PC che avevano lettere molto diverse; in quel caso, il mio cervello non ha potuto generalizzare, ma ha avuto bisogno di fare un nuovo lavoro di apprendimento.
Cosa è esattamente una generalizzazione e come può aiutarci a comunicare meglio?
Abbiamo detto che il cervello tende a generalizzare le esperienze uguali o simili, quindi è utile perché semplifica e generalizza il nostro mondo.
Se ci torna utile e ci fa risparmiare energia, tempo e risorse, classificheremo questo processo come “potenziante”, ma se ci crea un distacco dall’esperienza di realtà ci rende un servizio “depotenziante” o “limitante”.
Le tipiche frasi limitanti della generalizzazione sono:
- … siete tutti uguali voi delle assicurazioni …
- …mi capita sempre di dimenticare…
- …non riuscirò mai a farmi una pensione…
- nessuno mi capisce..
- sei sempre cosi…
- tutti i venditori sono dei ladri
Per interrompere questo processo negativo e far riflettere la persona sul suo stato, bisognerà usare domande che gli facciano spostare il focus mentale, cioè l’attenzione, dal problema:
- …proprio tutti…
- …proprio mai…?
- ma è veramente sempre così…?
- Mi stai dicendo che ti capita sempre?
- Ma sempre, sempre?
La generalizzazione è potenziante o limitante?
La generalizzazione è potenziante quando ci fa generalizzare su esperienze concrete come ad esempio: tutti i libri hanno una copertina + so come aprire una copertina = so aprire tutti i libri.
Ci rende però un servizio limitante quando ci fa generalizzare su esperienze non concrete come ad esempio “tutte le donne non sanno guidare”.
Le parole “tutti, mai, ogni volta, sempre”, si definiscono “quantificatori universali”, in quanto non ammettono eccezioni.
Non ce ne accorgiamo, ma siamo portati ad usarli spesso nella vita di tutti giorni.
Se poniamo un ascolto più attento al nostro linguaggio, con un po’ di pratica potremo cambiare queste parole e focalizzarci non più sui problemi, ma sulle possibili soluzioni.
Il solo parlare a noi stessi in modo diverso ci permette di prendere coscienza del fatto che NON tutti gli assicuratori sono fatti in un certo modo, NON tutte le donne non sanno guidare, ecc.
Dopo aver visto i quantificatori universali nel prossimo post esamineremo gli operatori modali, che suddivideremo in operatori modali di necessità e di possibilità.
Stay Tuned!
Fabio Pandiscia
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Tutta la bibliografia riportata in questo articolo la puoi trovare nel mio libro “Comunicare bene, la comunicazione come forma mentis“, dal quale è stato tratto questo post.
Questo libro tratta la comunicazione verbale e non verbale, il linguaggio del corpo e l’ascolto empatico all’interno di una corretta comunicazione.
Partendo dall’approccio iniziale, seguendo passo per passo le dinamiche di un rapporto di comunicazione – che si tratti di rapporti di lavoro o relazioni informali – vengono presentate le principali strategie, proprie della PNL, della Gestalt e dell’Analisi Transazionale, percomunicare nel modo più efficace ed evitare gli errori più comuni, che spesso rendono difficile entrare in sintonia con i nostri interlocutori.
“Non si può non comunicare” nel gioco della vita ed apprendere le tecniche di comunicazione è possibile, al pari di ogni altra capacità, ma per farlo è necessario sviluppare uno specifico atteggiamento mentale. E’ proprio questo approccio che differenzia questo libro dai tanti altri sul tema della comunicazione.