Questo articolo fa parte di una piccola rubrica dedicata esclusivamente ai casi pratici sull’analisi del linguaggio del corpo e micro-espressioni facciali, il suo scopo è fare un pò di esercitazioni pratiche.
Questi esercizi fino a poco tempo fa, li condividevo via mail solo con i partecipanti ai miei corsi, per aiutarli a restare “allenati” nel riconoscimento di alcuni segnali non verbali e sul mio blog aziendale formaementis, in un’apposita rubrica.
Siete veramente in tanti a seguire la mia newsletter e ogni giorno si aggiungono altre persone, il minimo che posso fare è continuare a dare contenuti di qualità per mantenere alti gli standard.
Tra le domande più insistenti che mi arrivano da alcuni giornalisti durante le interviste che ricevo sul linguaggio del corpo (l’ultima la settimana scorsa), ci sono quelle su come usare le tecniche del body-language sul lavoro.
La curiosità più grande dei lettori sembra essere quella di leggere in poche righe di un mensile o settimanale, la ricetta magica per aver successo sul lavoro, piacere al capo, vendere di più e magari sedurre anche la biondina che lavora vicino la loro scrivania.
Questo non è il “linguaggio del corpo”, ma la bacchetta magica.
Intendiamoci, non esiste il linguaggio del corpo sul lavoro, nella seduzione, con il partner, con i collaboratori ecc.
I gesti che tratteremo derivano dal nostro recentissimo passato (in termini geologici) come animali.
Non siamo nati con un linguaggio ben strutturato e in un mondo il cui rischio peggiore era perdere il bus o stare in un palazzo senza campo per il cellulare.
Ci siamo evoluti in un pianeta piuttosto selvaggio e dove i riflessi e i muscoli contavano molto più del senso dell’umorismo e dell’abilità matematica.
La natura ha fornito i mammiferi dotati di un cervello molto complesso, come i primati (e quindi anche noi umani) di una zona specifica, l’amigdala, che serve proprio a poter reagire in modo più rapido e immediato possibile di fronte a una minaccia sconosciuta.
In questi giorni tutti indossiamo maschere, non sono maschere pirandelliane ma veri e propri dispositivi di protezione individuali che rendono difficile la respirazione e anche la comunicazione interpersonale, perchè perdiamo gran parte dell’intero pacchetto di comunicazione quando interagiamo con gli altri.
Ciò è significativo se si considera che il 65-95% dei messaggi viene comunicato in modo non verbale.
Tuttavia nonostante questa perdita, è ancora possibile raccogliere informazioni nonostante le mascherine.
Prendiamo ad esempio l’emozione universale della felicità, sappiamo esserci diversi tipi di felicità tra cui: euforia, eccitazione, divertimento e la ricerca ha dimostrato che queste emozioni piacevoli sono tutte espresse sul viso allo stesso modo:dal sorriso di Duchenne.
Un sorriso di Duchenne si verifica quando gli angoli delle labbra si alzano, facendo muovere anche il muscolo intorno agli occhi.
Spesso si riescono a vedere anche delle rughe intorno agli occhi della persona.
Questo sorriso è un vero indicatore di felicità poiché i muscoli intorno all’occhio, attivandosi, posso far trapelare la felicità anche quando qualcuno indossa una maschera.
E gli altri sorrisi?
Oltre al sorriso di Duchenne, gli umani mostrano anche quello che il Dr. Matsumoto chiama un “sorriso sociale”.
Questo sorriso comporta il sollevamento degli angoli delle labbra, ma il muscolo intorno all’occhio generalmente non si attiva.
Di seguito puoi vedere esempi di un vero sorriso (a sinistra) e un sorriso sociale (a destra).
Quando i muscoli intorno agli occhi non sono attivati, non si è in grado di vedere questi sorrisi sociali che sono importanti nella vita e nella cultura di tutti i giorni.
Certo non sono sorrisi che esprimono il massimo grado della felicità, ma anche se questi sorrisi sociali non sono espressioni emotive, servono a uno scopo importante in tutte le nostre interazioni e comunicazioni quotidiane, ed hanno diversi scopi tra cui:
Sono una nota di gentilezza o cortesia o saluto
I sorrisi sociali sono tecniche importanti che usiamo per unire le persone, ingentiliscono i rapporti e sebbene non sia un segnale emotivo, per le prestazioni sociali resta un’espressione incredibilmente importante con significati sociali e culturali che attribuiamo consciamente e inconsciamente.
Dicono qualcosa sulla persona che sorride
Quando una persona ti sorride ti sta mostrando che è più socievole e disponibile in quel momento. e suggerisce un’idea della sua personalità per un’eventuale interazione.
Commentano cose che diciamo o altre emozioni che mostriamo
Se pronunci un commento aspro con un sorriso sul viso, viene percepito in modo diverso rispetto a quando dici la stessa cosa con un’espressione arrabbiata.
I sorrisi sociali commentano le cose che diciamo e senza di esse le parole potrebbero essere fraintese, per essere interpretate in modo diverso da quello che intendevamo.
È chiaro che i sorrisi sociali sono importanti per l’interazione quotidiana e senza la possibilità di vederli potremmo dover fare alcuni passi in più per poter interpretare bene la comunicazione.
Ormai se segui questo blog da un pò di tempo, sai già che ogni singolo gesto, non significa assolutamente nulla.
I gesti li possiamo dividere in: volontari e involontari. I primi, quelli volontari, sono detti ACQUISITI, in quanto abbiamo imparato a farli guardando gli altri e riproducendo, in modo COSCIENTE, quel che facevano le altre persone.
Esempi del nostro Paese sono il gesto dell’OK oppure le corna, o anche le dita “a becco d’uccello” per chiedere qualcosa.
Questi gesti sono diversi da Paese a Paese e oltretutto sono coscienti, fatti con la precisa volontà di volerli fare e quindi controllabili e molto, molto chiari – quantomeno per chi li esegue.
È stato a lungo ipotizzato che i segnali di feedback dei muscoli facciali influenzano l’esperienza emotiva.
La recente ondata di uso della tossina botulinica (BTX) per indurre paralisi muscolare temporanea offre un’opportunità unica di testare direttamente questa risposta di feedback del viso.
Oggi riporto una ricerca che mostra la mancanza di feedback dei muscoli facciali interessati, a causa di una paralisi BTX-indotta temporaneamente, e come essa influenzi i rapporti soggettivi di esperienza emotiva, così come l’attività cerebrale associata influenza l’imitazione di espressioni facciali emozionali.
Tuttavia, resta da vedere se tale paralisi muscolare colpisce l’attività cerebrale, in particolare l’amigdala, che è nota per essere sensibile alla percezione delle emozioni negli altri.
Inoltre, non si sa ad oggi se questi cambiamenti neurali sono permanenti o se tornano al loro stato d’origine.
Il presente studio ha cercato di rispondere a queste domande utilizzando la risonanza magnetica per misurare le risposte neurali delle emozioni: rabbia e felicità, e come esse si esprimono nel viso.Continue reading
Il 93% della comunicazione è gestita a livello inconscio, il quale utilizza il suo linguaggio, diverso da quella della parte logica.
Conoscere il suo modo di esprimersi significa avere a disposizione una mappa mentale del nostro interlocutore per orientarci nell’interazione, così facendo, sapremo in tempo reale se quello che stiamo facendo è giusto oppure no.
Iniziamo a comprendere quali sono quindi i vari segnali del corpo denominati di gradimento e tensione.
Da domani partirà sul mio sito aziendale, un piccolo progetto, che avevo in mente da tempo:
8 lezioni gratuite sul linguaggio del corpo
segui il blog formaementis, parleremo di alcuni argomenti della comunicazione non verbale e l’approfondimento verrà effettuato tramite dei file audio, dei webinar registrati in passato e dei video scelti appositamente dai canali youtube sia mio che quello del dr Meridda Antonio con il quale ho il piacere di collaborare da anni.
Cercheremo di trattare un tema specifico in modo più approfondito di quanto non possiamo fare con un semplice post.
Per chi si sta perdendo i podcast che pubblico sul sito aziendale FormaeMentis, riporto in questo articolo il mio ultimo file audio sulla comunicazione non verbale.
Di cosa parlo in questo podcast:
La maggior parte della comunicazione non verbale passa per il volto, il che è allo stesso tempo un bene e un male.
Un bene perché è una zona piccola e quindi si può osservare in modo facile, quasi sempre.
Un male perché, proprio in virtù della sua capacità espressiva, il viso può riprodurre fino a 10.000 segnali diversi.
Il file audio fa parte della rubrica “Pillole di linguaggio del corpo”, un piccolo spazio dove parliamo di linguaggio del corpo e comunicazione non verbale.
Questo articolo fa parte di una piccola rubrica dedicata esclusivamente ai casi pratici sull’analisi del linguaggio del corpo e micro-espressioni facciali, il suo scopo è fare un pò di esercitazioni pratiche.
Questi esercizi fino a poco tempo fa, li condividevo via mail solo con i partecipanti ai miei corsi, per aiutarli a restare “allenati” nel riconoscimento di alcuni segnali non verbali e sul mio blog aziendale formaementis, in un’apposita rubrica.
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